sabato 27 novembre 2010

Michele Luppi's Mr Pig (Live Report)

[Tell me about... rock'n roll!]
Avete presente quando avreste proprio voglia di vedere uno di quei concerti appaganti, ma senza stare a pogare tra cinquemila metallari, però di voler lo stesso un’atmosfera calda e coinvolgente, logicamente volete ascoltare del sano rock’ n roll a 360 gradi, dagli Europe agli Iron Maiden magari, di volere degli ottimi musicisti e in più dotati di carisma? Ecco poi aggiungete un vocals potente, virtuoso e carismatico nonché un frontman dalle molteplici capacità da mattatore; ebbene non dovete seguire Alice nel Paese delle Meraviglie ma avete solo bisogno di vedere un live dei Mr Pig!
Formula cover band ma risultati eccellenti. Esperienza vissuta direttamente in quel di Lomello (posticino comodo comodo da raggiungere. Consigliato agli amanti del free climbing). Vi svelo chi sono i Mr Pig. Anzi no, lo faccio dopo, prima parliamo di musica.
Quello proposto dai nostri è un bel cocktail alcolico, ma per grandi e piccini, che spazia dai Guns’n Roses in versione da “Welcome to the Jungle” al “Bacio” di “I was made for loving you”, passando per svariate minacce da parte del nostro frontman (si minacce, avete letto bene) di intonare Vasco fino alla provocazione con l’acenno a “L’ultimo bicchiere” di Nikky, il tutto non senza ironia, risate, deliziosi spacchetti da intrattenitori rodati.
Chi sono i Mr Pig?
Al microfono e alla chitarra ritmica troviamo niente di meno che Michele Luppi, la splendida e inebriante voce dei Vision Divine, vanto nostrano in costante presenza ai festival più importanti del nostro paese (e non solo) quale l’ Evolution festival (nel 2005) e che si appresta a calcare il palco del Gods of Metal (fissato per giugno e che festeggia il suo decimo anno di vita). Vanta, inoltre, numerose collaborazioni con artisti d’eccezione quali Ian Paice, Umberto Tozzi, giusto per fare dei nomi. Ma non trascuriamo gli altri membri della band: Dr Viossy alla chitarra solista (salvo interpretare come singer un’eccellentemente e graffiante “Enter Sandman”). Bassista, nonché manager e PR della band, Mr J.T (di sua pubblicazione il recente DVD “Suonare il basso rock”, edito da Playgame/Carisch). Riccardo “Mago” Merlini dietro alle pelli, letteralmente una macchina di sonorità e tecnica. Una miscela esplosiva, dunque, che ha magistralmente proposto perle disseminate in anni e anni di storia del rock, strappandole dalle tele degli indimenticabili Eighties: dai Led Zeppelin ai Bon Jovi, dai Bee Gees agli Iron Maiden, ai brani ipertecnici dei Dream Theater (chi conosce la band americana sa bene che musicisti bisogna essere per potersi anche solo accostare a mostri del calibro di James La Brie, Mike Portnoy e Mr Petrucci). Canzoni non solo riproposte, ma interpretate, vissute, prese al volo e rilanciate con entusiastico ardore su un pubblico che non può far altro che sentirsi viziato e coccolato da attenzioni del genere! Il nostro frontman ,poi, non riesce proprio a starsene serio e composto su un palco: perdo il conto della quantità di faccette rivolte a grandi e piccini, imperversando su tutto il palco! (Nonostante poi, non fosse in piena forma causa infortunio alla schiena). Questi “maialini” potrebbero avere una loro versione in emoticons da quanto riescono a divertire e divertirsi! Che poi è questo, in particolare, ciò che trasmettono: calore puro e affiatamento. Affiatamento che si mostra ancora più evidente nei momenti in cui Mr Luppi ha presentato brani tratti dal suo progetto solista “Strive”; momenti in cui ci ha deliziato con un vocals di una limpidità cristallina, perfezione tecnica ed estensione mirabolante, regalandoci melodie incantatrici, ispirate e sincere, come la sognante “I Found a Way to Pray”, la nostalgica e dolcissima “Always Remember You”... Brani percorsi da una magica atmosfera AOR che consacra e delinea le coordinate esatte per la messa in atto delle totali potenzialità di un singer ad alto contenuto professionale, capace di dinamici virtuosismi saettanti così come di sussurri ammiccanti. Un’opera ,”Strive”, che sembra scaturire da sorgenti di montagna, che sa di fiori e rugiada alla brezza del mattino.
Un volo pindarico nelle profondità dell’anima. E ritorno, naturalmente.
Non perdetevi i prossimi live dei Mr Pig: ci sono cose che bisogna provare almeno una volta nella vita!(E questa non fa neanche ingrassare!)


Veronika E.

MUSE - Absolution

Brano Migliore: Thoughts Of A Dying Atheist
Etichetta: Taste Media

Non ci sono voluti neanche due anni per dare un seguito a "ORIGIN OF SYMMETRY", album che ha reso celebre il giovanissimo terzetto inglese.
"Absolution", questo il suo titolo, una semplice parola, che, da sola, potrebbe significare migliaia di cose.
Penso che sia proprio questo il concetto di quest'album: i suoni sono semplici, ma mai scontati, i testi dapprima appaiono banali e poi… colpo di scena: Matthew cambia tutto per poi trasformarne il significato.
Si parte con "Apocalypse Please" una canzone liricamente in pieno stile Muse, ma che sonoricamente prende chiari spunti psichedelici anni '80.
Ormai non sto neanche a descrivervi la traccia numero tre, ovvero "Time Is Running Out" singolo scelto per il mercato discografico che con quei suoi stupendi passaggi di batteria e con quel suo coinvolgentissimo ritornello è un possibile candidato a "best track".
Le canzoni scorrono e ogni volta che finiscono ne senti la mancanza, senti che ormai nell'aria manca qualcosa, quel qualcosa che prima ti faceva stare cosi' bene…
Succede anche con "Stockholm Syndrome" che ci ricorda quanto troppo spesso, siamo ancora legati a chi in passato ci ha fatto soffrire.
Ma il fulcro del disco lo si ottiene con "Thoughts Of A Dying Atheist" un pezzo musicalmente spinto quanto concettualmente delicato: è infatti la morte l'argomento trattato in questo stupendo episodio.
Rispetto al precedente album il livello tecnico sembra pressoché invariato, fatta eccezione per l'ottimo potenziamento ritmico curato dai tre e soprattuto per la stupenda voce di Bellamy che migliora anno dopo anno.
Li davano per persi, si diceva che erano depressi (e chi non lo è?…) stanchi e senza più voglia di suonare; proprio quest'ultima causa aveva portato alla pubblicazione di "Hullabaloo" raccolta di b-side live che doveva essere, per molti, il "raccogli cocci" della band. Spero che dopo questo capolavoro e dopo la favolosa tournée appena conclusa in Italia la critica nostrana gli dia l'appoggio che DA SEMPRE meritano.


Vale

N.A.M.B. - un istante un limite

Un cd singolo contenente tre gradevoli brani viene presentato dai torinesi N.A.M.B., band legata alla grande etichetta indipendente italiana Mescal. Il passato del gruppo vanta un buon bagaglio artistico, tra cui diverse collaborazioni e produzioni con musicisti noti e l'esperienza con i Modarte. Il loro è un suono particolare, melodico ed elettronico dove possiamo trovare affinità con colossi musicali come Nine Inch Nails, Faith No More, The Cure, Depeche Mode, Alice In Chains e Radiohead. Ad aprire l'ascolto troviamo "Un istante un limite" costituita da una voce melodica, un'elettronica graffiante, una leggera ritmica e uno sfondo scandito dal pianoforte. A seguire "End of days" mostra un lato leggermente più movimentato della traccia precedente, mentre "Telling lies" è la cover d un brano di David Bowie rielaborata in pieno stile "N.A.M.B.". Sicuramente sentiremo ancora parlare di loro apettando di sentirli dal vivo!!

Tracklist
1.Un istante un limite
2.End of days
3.Telling lies

I N.A.M.B. sono:
Davide Tomat - voce, chitarra, synth, programmazioni
Branco - basso, synth bass, stick, chitarra, pianoforte
Canna - chitarra
Andrea Ghio - batteria


Roberta Orlando

NICKELBACK - The long road

Roadrunner Records 2003
Secondo lavoro per i canadesi Nickelback, uscito dopo due anni dalla pubblicazione dell’album di esordio “Silver Side Up”.
Trainato dal primo singolo “Someday” il cd si presenta essenziale, generoso, ruvido, disincantato.
Essenziale nello stile, dal look rock “minimalista” dei quattro membri della band alla confezione del cd, molto curata ma senza inutili fronzoli.
Generoso nelle interpretazioni convincenti di Chad Kroeger, che ancora una volta dimostra doti interpretative straordinarie.
Ruvido nelle sonorità tipicamente rock di canzoni come “Flat On The Floor”, che apre l’album, o ancora “Believe It Or Not” e “Because Of You”, solo per citare alcuni esempi nei quali la voce possente e spigolosa di Chad Kroeger si amalgama perfettamente ai riff tirati che la band propone in 10 delle 14 canzoni (compresi i 3 bonus track) che compongono “The Long Road”.
Disincantato nei testi, che spaziano dall’osservazione intima della vita e dell’uomo al difficile rapporto tra uomo e donna, che non sempre ha il finale scontato dei romanzi rosa.
Su 14 canzoni 4 sono ballate (“Someday”, “Feelin’ Way Too Damn Good”, “Should’ve Listened”, “See You At The Show”) e dei 3 bonus track una è la versione dei Nickelback di “Saturday Night’s Alright (For Fighting)” di Elton John.
“The Long Road” è un album rock, dove per la seconda volta i Nickelback hanno saputo mettere tutta la loro sensibilità musicale, maturata sicuramente anche lungo le strade che li hanno portati ovunque nel mondo durante questi ultimi due anni di concerti.
La musica di “The Long Road” riflette proprio questo suono immediato e genuino, tipico degli spettacoli dal vivo.
Da non perdere.

TRACKLIST:1) Flat On The Floor
2) Do This Anymore
3) Someday
4) Believe It Or Not
5) Feelin’ Way Too Damn Good
6) Because Of You
7) Figured You Out
8) Should’ve Listened
9) Throw Yourself Away
10) Another Hole In The Head
11) See You At The Show
Bonus tracks:
12) Saturday Night’s Alright (For Fighting)
13) Yanking Out My
14) Learn The Hard Way

Alda Benazzi

OTEP - Enter the house of secrets

Graditissimo e atteso ritorno degli Otep con "House of secrets", successore del già spettacolare "Sevas tra". Nella formazione sono avvenuti dei cambiamenti, ma rimangono stabili Evil J al basso e Otep Shamaya alla voce, mentre nelle nuove entrate sono presenti Greg Wells e la collaborazione del talentuoso Joey Jordison (batterista Slipknot) in cinque tracce del disco.
Voce potente, che passa da suoni gutturali e micidiali a tratti dolcemente tormentati, bassi violenti e spesso scoperti in puro stile crossover, chitarre taglienti e trascinanti che si uniscono ad una drummeria stupendamente mantenuta: questi sono gli ingredienti sonori degli Otep. Ad aprirci alla casa dei segreti "Requiem", un intro di sofferenza dove si può percepire un odio immenso per la società odierna, soprattutto dal punto di vista della politica. "Buried alive" ci spinge completamente dentro l'ascolto del disco per poi lasciare spazio a "Sepsis", dove Evil J, ispirandosi alle antiche canzoni di guerra, ha scritto la partitura per basso e chitarra. "House of secrets" lascia senza parole: perfettamente riescono a unire una canzone anticata con un'anima del tutto dolorosa e violenta che distacca l'ascoltatore dalla materialità pensieristica. In "Hooks and splinter" approfondiscono l'arte "otepopea" e "Autopsy poem" è l'introduzione della dolce "Autopsy", mentre in "Suicide trees" si trova nella selva oscura della Divina Commedia. Un altra geniale combinazione è creata in "Nein", dove l'anima trova uno sfogo infinito. Infine l'inno eretico "Self-made"e l'outro "Shattered Pieces" che chiude la porta di questa casa che consiglio di visitare. Da non perdere anche i precedenti lavori, "Sevas Tra" e "Jahd", capitoli di una band che riesce ad unire nitidamente crossover e metal. Sono quattro anni che li aspetto, quando riusciranno a venire in Italia?
Tracklist
1. Requiem
2. Warhead
3. Buried Alive
4. Sepsis
5. House of Secrets
6. Hooks and Splinters
7. Gutter
8. Autopsy Song
9. Suicide Trees
10. Nein
11. Self-Made
12. Shattered Pieces

Gli Otep sono:
Otep Shamaya - voce,cymbal scrapes (traccia 1), bass drum & didjeridoo
Greg Wells - chitarra(tacce 4-6-8-12), metal strips&stell drum(traccia 1), batteria(tracce 5-8-9), celeste(traccia 5), sound design(tracce 1-9-12), percussioni(traccia 10), piano(traccia 12)
Evil J - basso, chitarra(tracce 4-5), seconda voce(traccia 3)
Joey Jordison - batteria(tracce 2-4-6-10-11)
Rob Patterson - chitarra (tracce 2-3-10)

sito web ufficiale
www.otep.com



Roberta Orlando

PITCHSHIFTER - PSI

Utimo disco dei Pitchshifter, dalle sonorità crossover, caratterizzato da sperimentazioni di effetti funzionali. Una voce graffiante e quasi "strizzata" si unisce a una chitarra e batteria potenti, accompagnati da un basso orecchiabile. A intodurre l'ascolto le travolgenti "Stop talking(so loud)" e "Eight days" che mostrano le capacità dei quattro ragazzi. "MyKind", "Misdirection" e "Down" approfondiscono le melodiche distorsioni con ritmi piuttosto piacevoli all'orecchio. A seguire "Shutdown", "Whatever" continuano a movimentare l'ascolto leggermente riappacificato da "Screenshot". "We know" non pensa a interrompere la discreta energia dei Pitchshifter, precedendo "Super clean" e le due ultime tracce "Slip" e "Shen-an-doath" che chiudono in bellezza il disco di un gruppo ancora ingiustamente poco conosciuto.


I Pitchshifter sono: 
J.S.Clayden - voce, programmatore
Jim Davies - chitarre, programmatore
Mark Clayden - basso
Jason Bowld - batteria
Tracklist 
1-Stop talking(so loud)
2-Eight days
3-MyKind
4-Misdirection
5-Down
6-Shutdown
7-Whatever
8-Screenshot
9-We know
10-Super clean
11-Slip
12-Shen-an-doah

Sito web ufficiale
www.pitchshifter.com

Roberta Orlando

PLACEBO - Sleeping with ghosts

Artista: Placebo
Album: Sleeping With Ghosts
Durata: 47.03
Tracce: 12
Brano Migliore: Sleeping With Ghosts

I Placebo sfornano un nuovo e meraviglioso album, dopo due anni di silenzio da "Black Market Music", che li ha consacrati come band forse più rappresentativa del glam rock d'oltremanica.
I suoni si sono trasformati in modo nettamente migliore, sono più puliti ed elaborati, i testi presentano profonde riflessioni su vari argomenti, come la lontananza o la mancanza di qualcuno, presenti nella quarta traccia, omonima dell'album.
L'album comincia con il brano "Bulletproof cupid", strumentale e pieno di chitarre elettriche distorte, scandite da una batteria che picchia come un martello pneumatico.
Da questo inizio colui che ascolta l'album per la prima volta può pensare che è violento, duro, ma, appena si passa al brano successivo ci si accorge che è stato solo uno sfogo della band. Infatti "English summer rain", seconda traccia, presenta il classico sound che i Placebo si sono creati intorno alla loro immagine.
Si passa poi a brani molto interessanti come "This Picture", "The Bitter End", "Special needs" (queste ultime utilizzate come singoli per il mercato discografico), "I'll be yours", "Second sight", l'angosciante "Protect me from what I want" ed i suoni soavi e tristi del pianoforte di "Centrefolds".
La canzone "Sleeping with ghosts" presenta le stesse caratteristiche qualitative di "Without you I'm nothing" (secondo me la migliore che abbiano mai composto). L'album è decisamente di qualità superiore, rispetto al precedente si può considerare sicuramente meno "commerciale" e molto introspettivo, soprattutto nei testi.Consiglio: ascoltatelo, ne vale la pena!



Paolo Landa

POISONBLACK - Excapextacy

Metti una sera a cena due giganti del finnish rock… Ville Laihiala dei Sentenced e Juha-Pekka Leppäluoto dei Charon, per esempio.
Metti che questi personaggi decidano di formare una band che raccolga le migliori caratteristiche dei loro rispettivi gruppi. Poniamo il caso che, per unire le due cose, i due chiamino a suonare con loro un bassista come l’ottimo Janne Kukkonen. Mescolando questi ingredienti fate attenzione, perché il risultato è un denso e letale Veleno Nero…
I Poisonblack sono quanto di più gothic rock ci sia in circolazione: non è difficile infatti scambiare “Escapextacy” per l’ultimo album dei Charon e non solo per l’inconfondibile impronta vocale di Leppäluoto (chi non ricorda “Little Angel” o “Craving”?)… I ritmi sono coinvolgenti e concitati, e l’ accostamento più immediato che il tutto riesce a evocare è quello con un cioccolatino al peperoncino… non è piacevole solo al primo ‘morso’, il meglio viene dopo, quando il piccante solletico scende per la gola: “Escapextacy” è un lavoro fatto di brividi e colpi allo stomaco, di carezze e ferite, non parla di banale cuore/amore, ma di impotenza di fronte al sentimento, di tormento, di sesso, di passione ma anche di consolazione; un passo di “All else is Hollow” riassume bene tutto questo: “It’s useless to tame,/ so useless to point your fingers and blame/ the hunger screaming out your name, / it’s needless to say, I need you inside my heart to stay…” – “è inutile cercare di domarmi,/ inutile puntare il dito e biasimare/ la brama che grida il tuo nome, /…non c’è bisogno di dirlo, voglio che tu resti qui, nel mio cuore…”).
Un po’ di zucchero, un po’ di veleno… ecco la ricetta dei Poisonblack.
Assolutamente da gustare.


Official Website:

Erika Muscarella

REM - In time (best of)

Non direi proprio che "It's A Bad Day", visto il percorso colmo di successi che i R.E.M. hanno conseguito negli ultimi 15 anni, soprattutto nel vecchio continente.
La band americana ha deciso di fermarsi e guardare al passato, a quegli ultimi successi che li hanno consacrati come band di fama mondiale e capace di suscitare forti emozioni nelle persone con delle canzoni semplici.
Effettivamente le canzoni dei R.E.M. sono altamente orecchiabili, canzoni che si attaccano alla mente e che associ molto volentieri a momenti della tua vita, belli o brutti. E proprio in questa recensione non parlerò della musica, a livello qualitativo ma di quelle emozioni, momenti e situazioni che la memoria fa tornare a galla quando si ascoltano alcune canzoni dei REM.
"Man Of The Moon", con la sua strofa piena di fiducia, ricorda l'inizio degli anni '90 (l'album "Out Of Time" era uscito nel 1989), i R.E.M. in Italia erano una band che era apparsa quasi dal nulla (in pochi li conoscevano, nonostante fossero attivi da molti anni negli USA), mi ricorda le canzoni cantate a squarciagola in auto con gli amici, a fare il pazzo per le vie delle città, una canzone allegra ma non troppo, forse per ricordare che in ogni cosa dobbiamo dare quella giusta dose di leggerezza.
"The Great Beyond" mi ricorda l'estate del 1999, il viaggio nel Nord Europa, un'estate pacata, tranquilla, una canzone che fa riflettere, mi dà un senso di profondità, di ricerca interiore. La canzone apparteneva alla colonna sonora del film terribilmente comico-demenziale di Austin Powers.
"Bad Day" suggerisce l'idea dei terribili momenti pieni di confusione, dove vai sempre di fretta e non riesci a fermarti e prendere respiro… e pensi proprio che sia una giornata di m***a!!
"What's The Frequency Kenneth?" è una canzone bella, ha un suono rock inconfondibile e dà la carica, è allegro e ricorda tutti quei momenti passati in compagnia a scherzare e ridere. In quel periodo Micheal Stipe si era completamente rasato, un look nuovo adottato nel 1995 che lo rendeva buffo con quel testone...
"Imitation Of Life" è una canzone dolce, indica tanti piccoli dettagli della nostra quotidianità che ci riempiono di ricordi, come un gusto, un profumo, un oggetto particolare… la canzone aveva un video strano trasmesso nel 2001, dove una scena veniva ripetuta per un'infinità di volte avanti e indietro, e veniva messa a fuoco una singola particolare della scena… un video molto sperimentale ed innovativo.
"Daysleeper" mi ricorda i miei tragici risvegli mattutini, quando fuori pioveva, quando ti svegliavi con il mal di testa provocato dalla sbronza della sera prima o quando non avevi voglia di andare a lavorare e avresti preferito startene nel letto caldo.
"Everybody Hurts" ricorda ogni momento in cui si è stati feriti dagli amici o quando la propria ragazza non ti ha dato un valido motivo per terminare la relazione d'amore che aveva con te.
Infine la canzone "At My Most Beautiful" ricorda tutte quelle volte in cui ti sei innamorato, quei momenti in cui ti fermi a guardarla dormire e pensi che sei l'uomo più fortunato del mondo, e che l'amore vince tutto.
Ecco… una collezione molto particolare, non solo di brani, ma di emozioni… quello che in fondo la musica, come altra forma d'arte deve dare.

TRACKLIST:1) Man Of The Moon
2) The Great Beyond
3) Bad Day
4) What's The Frequency, Kenneth?
5) All The Way To Reno
6) Losing My Religion
7) E-bow The Letter
8) Orange Crush
9) Imitation Of Life
10) Daysleeper
11) Animal
12) The Sidewinder Sleeps Tonite
13) Stand
14) Electrolite
15) All The Right Friends
16) Everybody Hurts
17) At My Most Beautiful
18) Nightswimming



Paolo Landa

RAF - Ouch!

RAF - Ouch!
Anno: 2004 - Ed. CGD East West
Sono già passati venti anni da quando Raf ebbe il suo primo grande successo “Self Control”, una canzone che ha saputo affascinare milioni di giovani. L’artista è decisamente maturato soprattutto da quando ha cominciato ad autoprodursi e a sperimentare. Album come “Collezione temporanea”, “La prova” e “Iperbole” sono la dimostrazione che l’artista pugliese riesce sempre a creare musica che lasci senza parole. L’ultimo lavoro “Ouch” uscito a maggio 2004, rappresenta il completamento degli ultimi tre, in questo disco la musica e i testi si fondono secondo una magica alchimia, secondo una particolare capacità che Raf non riesce a trattenere: quella di emozionare l’anima nel profondo.
“In tutti i miei giorni” è uno dei brani che rappresenta lo stile del disco, con un motivo che si fissa nella mente evocando bellissimi e malinconici ricordi. “Superstiti”, “Milioni di cose che non ti ho detto” sono forse quelli che più si avvicinano allo stile di Raf degli ultimi anni, mente “Il senso delle cose” e “Il prestigiatore” sono decisamente i migliori di tutto l’album, soprattutto la seconda ha una forte capacità evocativa, sembra di vivere (come suggerisce il testo della canzone) in un quadro felliniano, come se fossimo sul set de “La strada”. Imprevedibile è invece “Ouch!”, canzone di impronta techno e con un testo inerente tematiche sociali, unica traccia che si scosta dall’omogeneità del lavoro. L’ultimo brano del disco che considero un po' la ciliegina sulla torta è la versione “revolutionized” di “In tutti i miei giorni”, dove Raf la stravolge portandola sotto una chiave di ascolto completamente diversa.
Quasi tutti i testi raccontano di una sottile angoscia, di un piccolo male di vivere, endocrino in ognuno di noi, al quale possiamo solo sopravvivere grazie all’amore.
Ouch , inoltre, contiene una traccia multimediale (leggilbile da qualsiasi pc) preparata da Legambiente che illustra le attività della stessa Associazione ecologica e, in particolar modo, uno dei suoi prossimi progetti, “Un orto per la scuola”, iniziativa a favore dei bambini dell’Ecuador.
Tracklist:
1 - In tutti i miei giorni
2 - Superstiti
3 - Milioni di cose che non ti ho detto
4 - Il senso delle cose
5 - Estate in città
6 - Il prestigiatore
7 - Aria da niente
8 - Nessuno
9 - Ouch!
10 - Mi fermo qui
11 - In tutti i miei giorni (Revolutionized)



Paolo Landa

ROYAL HUNT - Eye Witness


Artista: Royal Hunt
Album: Eye Witness
Etichetta: Frontiers Records

Decisamente un bell'album da tutti i punti di vista. Ricco di cori e arrangiamenti raffinati, per gli amanti del power metal è sicuramente un cd da comprare ad occhi chiusi.
Ma cerchiamo di analizzare in dettaglio tutto il lavoro.
Partiamo con il primo pezzo intitolato "Hunted" dove riconosciamo subito il carattere che contraddistingue i Royal Hunt. E' un pezzo da cantare a squarciagola dove i cori e le orchestrazioni ne fanno da padroni. Grande sfoggio di potenza e personalità per John West che nella song successiva ci delizia con un cantato più graffiante e deciso. Dalle atmosfere cupe e intriganti di "Can't Let go" si prosegue verso "The Prayer" dove è un organo che accompagna la voce nasale di John West. L'atmosfera incantata viene spezzata dal suono di campane e si riprende con "The Edge Of The World" dalla melodia decisamente orecchiabile e dalla struttura molto lineare. Dopo essersi discostati leggermente dallo standard RH "Burning The Sun" riprende quella che questa band danese ci ha regalato nei vecchi album. Dopo la simpatica e scherzosa "Wicked Lounge", le tre track: "Fifth Element", "Help Us G-D", "Game Of Fear" rimangono essenzialmente su temi e sonorità ascoltate nella prima parte dell'album. Per concludere la title track ci propone un intro cantato molto bello e delicato. Momenti che hanno la vita corta perché il finale è tutto power metal.

C'è da dire che questo album non mi ha entusiasmato più di tanto e comunque apprezzo moltissimo la leggera inversione di tendenza su un sound più d'impatto. Al prossimo album.. e forse scopriremo su che sonorità stanno andando a caccia i RH.


TRACKLIST:
1-Hunted
2-Can t Let Go
3-The Prayer
4-The Edge Of The World
5-Burning The Sun
6-Wicked Lounge
7-Fifth Element
8-Help Us G-D
9-Game Of Fear
10-Eye Witness

Francesco Filippone

SERAFIN - No push collide

Anno: 2003
Etichetta: Taste – Naive Skeye
Prodotto da: 
Dave Sardy
Genere: 
Indie - Rock
Durata: 
42.36
Tracce: 
12

“No Push Collide” è un interessante album d’esordio di una band composta da 4 ragazzi inglesi capitanati da Ben Fox Smith (chitarra e voce) e prodotti da Dave Sardy, un nome non nuovo per la scena della musica rock, che ha prodotto artisti del calibro di Red Hot Chili Peppers, Marilyn Manson, System of A Down, Rage Against The Machine, Bush, Supergrass, giusto per fare qualche nome.
È un album di tendenza brit rock, dove sono messe in evidenza le chitarre, ma che talvolta sa lasciare spazio ad atmosfere più rilassate, con spiragli acustici.
“No Push Collide” si apre con “Stephen’s In The Sky”, un pezzo molto godibile che lascia subito spazio ai loro primi due singoli “Day By Day” e “Things Fall Apart”, che abbiamo già potuto apprezzare nelle classifiche radiofoniche europee e che hanno conquistato l’opinione di un pubblico molto vasto.
Ma gli altri brani contengono stili ed influenze musicali del tutto diverse uno dall’altro; se volessimo proprio associare il sound dei Serafin a quello di qualche altra band più nota, giusto per mostrare i richiami musicali, potremo dire i Serafin si alternano tra Muse, Strokes, Nirvana, Placebo e anche Starsailor per quanto riguarda le atmosfere più acustiche e pacate che ritroviamo in pezzi come “Ordinarily Me”.
“No Happy” è una traccia grintosa con uno stile che richiama il rock newyorkese degli Strokes, ma anche un pezzo molto orecchiabile, che porta in evidenza la chitarra; il ritornello si fa più duro ed arrabbiato per poi ritornare più calmo; in questo brano la band mostra anche il suo lato rumoroso, che ritroviamo anche in “Lethargy”.
“Numerical” è uno dei brani più interessanti e tecnicamente meglio riusciti del disco, contraddistinta da un ritmo coinvolgente e inaspettato.
Ma troviamo anche tracce più soft, come “Peaches From Spain”, acustica e molto rilassata, con una voce pacata di Smith accompagnata solo dalla chitarra, ed afflitta da quella tristezza che prende e rapisce, sull’onda della quale riflettere ed estraniarsi.
La stessa calma che ritroviamo in “Who Could I Be?”, un pezzo che infonde una giovane spensieratezza.
Complessivamente di questo disco possiamo di certo lodare l’ottima capacita nell’associare melodie a momenti più rumorosi, un mix che si fonde perfettamente in questo che sicuramente sarà un grande successo.
Un disco molto ben fatto, che non deve mancare assolutamente nella collezione degli amanti di questo genere.

TRACKLIST1. Stephen’s In The Sky
2. Day By Day
3. Things Fall Apart
4. No Happy
5. Numerical
6. Lethargy
7. Ordinarily Me
8. Build High, Tear Low
9. Sage Waits
10. Green Disaster Twice
11. Peaches From Spain
12. Who Could I Be?
 
Paola Lorenzelli

SETTEVITE - Sottovuoto

Anno: 2003
Etichetta: Extra label/Sony Music Italia
Sono pochi gli album che quando li ascolti la prima volta capisci che hai fatto un ottimo acquisto. Ebbene, la prima volta che ascoltai “Sottovuoto”, secondo lavoro in studio dei Settevite uscito nel 2000, mi resi conto della bellezza di queste 10 tracce (più una nascosta) e della bravura di questi cinque ragazzi milanesi.
Questo disco rappresenta l’esplosione di musica, melodie e parole che mancavano al repertorio di musica italiana, un concentrato di energia, misto a dolci ballate che rapiscono l’attenzione dell’ascoltatore, un sottile e perfetto equilibrio di semplicità stilistica e voglia di fare ottima musica.
La prima traccia è “Inebriami”, il brano migliore per aprire l’album e per far capire all’ascoltatore di cosa sono in grado i Settevite, potenti riff di chitarra, ottimi giri di basso e una energica batteria che troveremo spesso nelle seguenti tracce, uniti alla meravigliosa (e una delle migliori in Italia) voce di Raffaella Caldarola che in questo disco tira fuori tutta la sua potenza e le sue tecniche di canto ormai note al grande pubblico.
“Libera L’Anima” è il brano migliore, una canzone da cantare a squarciagola, un grido di rabbia e dolore, di ribellione a coloro che non ci permettono di realizzare i nostri sogni nascosti nel cassetto. Da questa traccia è stato estratto il secondo video e singolo del fortunato disco.
All’interno possiamo notare molte collaborazioni, quali G.L. Perotti e Tommy Massara degli Estrema, G.Frigo e M. Riso dei Movida , infine quella che merita una maggiore attenzione è quella di Gino Marcelli (musicista dei Madreblu, N.d.R.) che ha aggiunto ad alcune tracce quel pizzico di elettronica che ha reso alcuni brani migliori, regalando all’ascoltatore suggestioni uniche quali quelle di “Luce” e “Volo”.
“Lontano” è un bellissimo inno alla speranza, alle potenzialità che ogni persona ha in sé, una ballata ritmata da un giro di accordi di ampio respiro.
“Sottovuoto” è allegro, un bel brano da concertone, quelli principalmente nati per pogare allegramente nella folla, “Volo” è una ballata dolce e raffinata, la migliore dell’album, con una melodia che tocca il cuore e l’anima.
“Solita Retorica” e “Vivere Da Me” sono essenzialmente delle ottime tracce dove si alternano momenti rockeggianti a potenti riff di chitarra, “Marea” invece è degna di nota, un brano stilisticamente perfetto, contornato da un’ottima prestazione vocale di Raffaella sia nella melodia sia nelle seconde voci. “Non Ti Posso Accontentare” segue lo stile di “Sottovuoto” precedentemente enunciato. Alla fine del settimo minuto (esattamente al 07’ 44’’) è presente una traccia nascosta, esattamente “Delirium”, un brano del primo album nonché loro primo componimento, rifatto con gli Extrema, band che da sempre li segue e li supporta. Questa canzone esprime la caratteristica dei Settevite: la potenza e la qualità dei componimenti, soprattutto nei testi che evidenziano la sensibilità artistica della band e la forte capacità di comunicare con parole semplici e dirette.
Un ottimo album al quale do un 10 con lode, questo “gioiellino” contiene canzoni che continuerò ad ascoltare, di una qualità che raramente mi capita di ritrovare nelle altre band nazionali ed internazionali.
Il cd contiene una traccia Enhanced dove si possono avere informazioni sulla band e si possono vedere i video di “Sottovuoto” e “Libera L’Anima”, più il “Makin’ the video” di “Sottovuoto”, clip realizzato interamente con il pongo (ve lo ricordate quando ci giocavate da piccoli???).
Buon ascolto!

TRACKLIST:1. Inebriami
2. Libera L’Anima
3. Luce
4. Lontano
5. Sottovuoto
6. Volo
7. Solita Retorica
8. Vivere Da Me
9. Marea
10. Non Mi Posso Accontentare
11. (Ghost track) Delirium 2000



SITO UFFICIALE
www.settevite.com

 
Paolo Landa

SETTEVITE - The Freak Show

Artista: Settevite
Album: The Freak Show

The Freak Show. Questo è il nome del terzo album dei Settevite, rock band milanese che da dieci anni si fa notare tra le novità più interessanti della musica italiana.
Un'album decisamente più maturo sotto ogni punto di vista, sia nei suoni, sia nei testi, elaborato e perfezionato durante i tre anni di assenza dalle scene musicali; seppure già pronto nel 2002, la band ha voluto attendere ancora un anno per trasformarlo in un capolavoro. Tutte le canzoni contenute nell'album sono in inglese tranne una: la cover di "Ti sento" dei Matia Bazar.
A differenza di molte altre band i Settevite hanno deciso di rielaborare la cover dandole una nuova sonorità, nonostante la canzone sia molto difficile da cantare per via delle alte tonalità raggiunte da Antonella Ruggiero (una delle più belle voci che noi italiani possiamo vantare) nell'originale.
I Settevite rispetto ad altre band hanno però una marcia in più: la meravigliosa voce di Raffaella Caldarola, cantante dalle notevolissime capacità vocali che, unite a tecnica e amore per il canto, permettono al gruppo di affrontare qualsiasi brano.
Primo singolo estratto dal nuovo Lp è "Out of Control", canzone cupa e aggressiva.
Tutto l'album contiene brani molto interessanti, quali "Never Die", canzone utilizzata per lo sponsor della Lonsdale, "A.n.i.o.", "Nobody Knows" e la dolcissima "Here in my arms".
Le sonorità oscillano tra dolci ballate e brani duri e aggressivi, e vantano anche ospiti d'eccezione in ben due canzoni dell'album: Extrema e Guilty Method.
Lavoro decisamente di livello superiore, "The Freak Show" è stato ascoltato e visionato nientemeno che dai Metallica, i quali, durante la conferenza stampa tenuta presso l'Heineken Jamming Festival, li hanno dichiarati la migliore band tra quelle presenti alla manifestazione.
Consigliato a chi ama il rock!


Paolo Landa

SKIN - Fleshwounds

SKIN – FLESHWOUNDS
Anno: 2003
Etichetta: 
Emi Music
Genere: Pop - Rock
Durata: 
52.12
Tracce: 
11
Primo album da solista per la voce femminile più intrigante e sensuale della scena europea, Skin, ex voce e leader degli Skunk Anansie, che nel 2001 si sono sciolti.
In “Fleshwounds”, questo è il nome del suo lavoro, Deborah Anne Dyer, in arte Skin, tira fuori la sua vena romantica e poetica, un’anima molto femminile, mettendo da parte la “pantera” cattiva che c’era in lei ai tempi degli Skunk Anansie, e quella grinta capace di lasciare a bocca aperta quando si scatena sul palco durante un concerto.
Anche i testi delle canzoni hanno abbandonato la linea politica lasciando spazio a parole più sofferte, dal punto di vista sentimentale, che mettono a nudo la sua personalità.
Skin ci rapisce ancora con la sua voce, e con la sua dolcezza manifestata in brani come “Don’t Let Me Down”, che parla di un amore ormai arrivato al capolinea, o “Lost”, una dolcissima canzone dove Skin si diverte a giocare con la sua voce.
La stessa tendenza la troviamo in “As Long As That's True”, dove ingannati dal pianoforte che apre il pezzo, rimaniamo sorpresi quasi nel ritrovare la carica di sempre.
Tre sono le tracce in cui risorge il ritmo travolgente che la contraddistingue: “Faithfulness” apre l’album con una spremuta di energia, ed è uno dei pochi brani dove Skin tira fuori di nuovo tutta la sua rabbia e la sua grinta, seguito da “Trashed”, azzeccatissimo singolo radiofonico che parla della consapevolezza di dover camminare da sola, perché si sente un soldato senza una causa per cui combattere; e “Listen To Yourself” un pezzo accattivante, dove si avverte però la mancanza delle chitarre del suo ex gruppo.
Un pochino deludenti “Burnt Like You” e “‘Til Morning”, troppo lente e non del tutto convincenti.
Complessivamente un buon disco; essendo anche il primo da solista il pubblico tende sempre ad essere molto severo nei confronti dell’artista, perché si aspetta lo stesso sound, ma questi non sono gli Skunk Anansie... se vi capitasse di partecipare ad un concerto di Skin, anche nella veste di solista, ricordate che non mancheranno certamente brani degli Skunk.

TRACKLIST1. Faithfulness
2. Trashed
3. Don't Let Me Down
4. Listen To Yourself
5. Lost
6. Trouble With Me
7. I’ll Try
8. You Made Your Bed
9. As Long As That's True
10. Burnt Like You
11. ‘Til Morning
SITO UFFICIALE
www.skin.uk.com

Paola Lorenzelli

STARSAILOR - Silence is Easy

STARSAILOR - SILENCE IS EASY
Si sa, il secondo album è molto importante, deve ribadire la scena artistica di un debutto andato alle stelle, soprattutto in UK, e l’ascoltatore si aspetta tanto, diventa molto esigente.
Dopo il grande successo del loro primo album, “Love Is Here” uscito nel 2001 e lanciato da tre singoli molto trasmessi dalle radio anche italiane, e per la precisione “Alcoholic”, “Fever” e “Good Souls”, e anche grazie alla partecipazione al set musicale del tour 2002 di Luciano Ligabue assieme ad Alarm ed Alex Lloyd, gli Starsailor sono usciti nuovamente a distanza di 2 anni con un nuovo album, “Silence Is Easy”, che significa “Il silenzio è oro”… una combinazione?
Forse no, speriamo che sia di buon auspicio per questo nuovo lavoro, pubblicato in UK il 15 settembre 2003, che sicuramente promette bene.
Il singolo “Silence Is Easy” e attualmente “Four To The Floor” sono ben piazzati nelle classifiche europee.
Lo stile degli Starsailor è rimasto lo stesso dell’album precedente: un rock melodico, pulito e leggero, come puliti sono anche i testi delle loro canzoni, che parlano del loro “state of mind”, testi brevi, diretti, che non girano attorno all’argomento, che non vogliono annoiare l’ascoltatore. Infatti questo album dura poco più di 30 minuti; pezzi autobiografici come “Music Was Saved” che apre il loro lavoro, dove i quattro ragazzi dell’Inghilterra nord-occidentale, descrivono come il successo possa portare in alto, ma possa anche far sprofondare… ma per fortuna la musica è stata conservata.

«Oh my friends we landed in December,
creating something for you to remember,
The rushes were made, and music was saved
»
Sì, di sicuro grazie anche al loro fare ‘inglese’, la musica è stata ancora una volta salvata; i quattro ragazzi sembrano non essersi montati la testa, sembrano avere conservato la voglia di fare buona musica, un po’ sulla scia dei loro colleghi e connazionali Coldplay e Travis.

TRACKLIST:
1. Music Was Saved
2. Fidelity
3. Some Of Us
4. Silence Is Easy
5. Telling Them
6. Shark Food
7. Bring Mi Love
8. White Dove
9. Four To The Floor
10. Born Again
11. Restless Heart

Paola Lorenzelli

STING - Sacred Love

STING - SACRED LOVE
Anno: 
2003
“Sacred Love”, uscito nel mese di settembre 2003 ha interrotto una pausa di 4 lunghi anni da “Brand new day”, e sono stati anche anni di duetti con molte star della musica internazionale.

Questo ultimo lavoro di Sting è un album molto maturo, con lo stile inconfondibile che lo caratterizza, ma con una ricerca continua della perfezione.
All’interno dei 13 brani troviamo influenze pop – rock, jazz e del R&B, ma quello che spicca subito ad un primo ascolto sono le influenze orientali che si possono chiaramente ascoltare in pezzi come “Send Your Love”, dove ci delizia una splendida chitarra flamenco, o l’insolita “The Book Of My Live”, suonata con il Sitar.

“Whenever I Say Your Name” parla di un amore assoluto, quasi religioso, ed un duetto cantato con la bravissima Mary J. Bridge; attualmente si trova come singolo nelle zona alta delle classifiche non solo UK ma un po’ ovunque.

“This War” è l’unico pezzo che si può definire rock, e che ricorda molto lo Sting dei primi anni, un rock “sporco”, lo possiamo definire.

Gli anni passano anche per Sting, nato il 2 ottobre del 1951, che però fa come il vino vecchio che più matura e più diventa buono: è diventato un artista molto raffinato ed esigente con se stesso. In questo album il tema principale è l’amore.
TRACKLIST1. Inside
2. Send your love
3. Whenever I say your name
4. Dead man's rope
5. Never Coming Home
6. Stolen Car
7. Forget about the future
8. This War
9. The book of my life
10. Sacred Love
11. Send your love”(Dave Aude remix edit bersion)
12. Shape of my heart (New Version)
13. Like a beautiful smile

SITO UFFICIALE
http://www.sting.com

Paola Lorenzelli

SUEDE - Singles

SUEDE - SINGLES
Anno: 
2003
Etichetta: Sony Music
Genere:Pop - Rock
Durata: 72.41
Dopo aver annunciato il loro scioglimento per intraprendere carriere soliste, tornano in scena, dopo il concerto che si è tenuto il 13 dicembre 2004 al London Astoria, per l’ultima volta gli Suede, gruppo storico della musica pop – rock che ha dato il via ad un genere prettamente britannico, sulla scia del quale hanno poi fatto seguito band come gli Oasis e i Blur.

“Singles” è una delle raccolte più belle e significative uscite negli ultimi anni, e contiene appunto i singoli della loro carriera decennale, un’antologia che vede le indimenticabili “Stay together” e “The wild ones” o pezzi come l’energica “Trash”, e la dolcissima ballata “She’s in fashion”.
Brani più vecchi, e brani più recenti, ma comunque canzoni celebri e di certo sempre innovative nel loro genere.

L’album contiene anche una traccia inedita, “Attitude”.
TRACKLIST1. Beautiful Ones
2. Animal Nitrate
3. Trash
4. Metal Mickey
5. So Young
6. The Wild Ones
7. Obsessions
8. Film Star
9. Can't Get Enough
10. Everything Will Flow
11. Stay Together
12. Love The Way You Love
13. The Drowners
14. New Generation
15. Lazy
16. She's In Fashion
17. Attitude
18. Electricity
19. We Are The Pigs
20. Positivity
21. Saturday Night
SITO UFFICIALE
http://www.suede.net

Paola Lorenzelli

SUSHI VS MADASKI - dDt

Sushi vs Madaski - dDt
Tipo: CD Single
Etichetta: Mescal
È la prima volta che ascolto i Sushi e, come prima impressione, posso dire che sono veramente bravi. Fondono la loro cupa musica con le sonorità tecniche ed elettroniche, il loro stile si potrebbe definire elettro-goth unito al pop rock anni 80, molto originali e soprattutto innovativi.
La voce di Otti è incredibilmente bella, inquietante, dolce e misteriosa, e l’unione di quest’ultima alle linee melodiche rende i loro brani tanto belli quanto accattivanti.
Questo singolo è stato prodotto da Madaski, grande figura della fusione elettronica nel nuovo rock italiano, già altre band avevano avuto il pregio di collaborare con lui e, ogni progetto che ha visto la sua collaborazione ha riscosso un notevole successo acclamato sia dal pubblico che dalla critica. Infatti l’elettronica regna nei loro brani, ottimi campionamenti completano quello che da soli gli strumenti non possono fare: rendere l’atmosfera oscura e affascinante, le liriche visionarie e pregiate.
“dDt” è una canzone che parla di un amore morboso, maniacale e la voce di Madaski crea una sorta di nebbia che oscura le note di questo amore torbido. Gli altri elementi della band seguono perfettamente i due vocalist, giocando coi suoni e ideando una nuova sorta di amore.
“Il Vuoto Perfetto” e “Cambiare Le Cose” sono ottimi brani che fusi assieme a dDt rendono il cd singolo un prodotto discografico semplice e impedibile, da comprare ad ogni costo.
Una nota di merito va anche al bellissimo video incluso nel cd, un clip molto interessante, con la band in abbigliamento di pelle, il batterista che suona sospeso nell’aria e trattenuto da catene, con gli innumerevoli sguardi che si scambiano la bella Otti e Madaski, interpretando perfettamente quello che la canzone vuole comunicare.
TRACKLIST1) Il vuoto Perfetto
2) dDt (radio edit)
3) dDt (sharon monroe version)
4) Cambiare Le Cose
Traccia Video: dDt

Paolo Landa

SYMPHONY X - The Odissey

SYMPHONY X - THE ODISSEY
InsideOutMusic
Era il lontano 1996 quando i Symphony X diedero alla luce il loro terzo album "The Divine Wings Of Tragedy". Un'opera sopraffina che non smetterò mai di ascoltare a cui sono seguiti nel 1998 e nel 2000 due indiscutibili capolavori intitolati "Twilight In Olympus" e "V - The New Mythology Suite".
Per Michael Romeo e soci "The Odissey" rappresenta un altro tassello importante che rafforza il loro prestigio! Mi sto facendo trasportare dalle emozioni; ma come si può rimanere indifferenti davanti ad un lavoro del genere che unisce potenza, tecnica, arrangiamenti sublimi e melodia.
L'"odissea" entra nel vivo della sua storia con la track "Inferno" dove Russell ci introduce all'ascolto con un cantato deciso e graffiante che ci accompagnerà per le prime 3 tracce!!
"The Accolade II" è un grande ritorno ai fasti del passato ed è capace di rievocare le atmosfere incantate e sognanti di "The Divine Wings Of Tragedy".
Si continua con la avvincente e veloce "The Turning" mentre la delicata "Awekenings" è il grande preludio alla title track, divisa in 7 parti, della durata di ben 24 minuti. L'overture è una vera e propria colonna sonora da ascoltare ad occhi chiusi. Come se non bastasse, il resto del concept è un susseguirsi di emozioni e di estro musicale che si intreccia alla perfezione con la saga di Ulisse ed è indubbio che una nota di merito vada a Michael Romeo autore, quasi completamente, di testi e musica.
Il cd si chiude con il grandioso re-make della track "Masquerade" tratta dall'album Symphony X.
Se avete già amato questo gruppo vi consiglio vivamente l'acquisto, se invece non lo conoscete penso che questo album sia un buon punto per iniziare e successivamente scoprire quello che i Symphony X ci hannno regalato anche nel passato!


LINE UP:

Vocals - Russell Allen
Guitar - Michael Romeo
Bass - Michael Lepond
Drums - Jason Rullo
Keyboards - Michael Pinnella

TRACKLIST
1: Inferno (Unleash The Fire)
2: Wicked
3. Incantations Of Apprentice
4: Accolade II
5: King Of Terrors
6. The Turning
7. Awekenings
8. The Odyssey
part 1: Odysseus' Theme / Overture
part 2: Journey To Ithaca
part 3: The Eye
part 4: Circe (Daughter Of The Sun)
part 5: Sirens
part 6: Scylla and Charybdis
part 7: The Fate Of Suitors / Champion Of Ithaca



Francesco Filippone

TENEBRE - Heart's Blood

Pienamente iscritto nella tradizione nordica gothic rock, questo nuovo album degli svedesi Tenebre si distacca dai precedenti molto più metallici e darkeggianti (basti pensare all’ottimo “Mark of the Beast”, 2002) , e piacerà sicuramente a tutti i fans di The 69 Eyes, HIM della vecchia guardia, The Sisters of Mercy, Paradise Lost e via dicendo. Un pout-pourri che nel complesso risulta piacevole all’ascolto, pur non presentando alcun elemento innovativo. Il panorama musicale attuale è ormai saturo di gruppi che prendono ispirazione l’uno dall’altro, e purtroppo il massimo che possiamo aspettarci da chi ha scelto questa condotta è comunque un lavoro rifinito e quantomeno godibile.
Registrato e mixato al Cherryfield studio del chitarrista Michael Körner, già voce dei FunHouse, “Heart’s Blood” è un album sufficientemente apprezzabile durante l’ascolto in completa solitudine: tracce come “Blue”, o “Black void Nirvana” fanno da perfetto sfondo a riflessioni personali, mentre altre quali “Silver Flame” o “Mistress of the Dark” si prestano a suoni più rock e spesso, ahinoi, troppo simili allo stile di Jyrki 69 e compagnia. A nostro avviso qui sta il vero punto debole di questo gruppo, che sembra avere perso con questa decisa svolta rock anche i pochi tratti di originalità con i quali si era presentato al mercato discografico. Non è possibile fare una recensione totalmente negativa, in quanto il lavoro si pone su un alto livello qualitativo dei suoni e della produzione. Tuttavia ci sembra opportuno dare un giudizio che sproni a trovare un’altra strada sonora, in modo da potersi dissociare dall’ormai imperante dilagare di brutte copie e dimostrare, come sospettiamo, che sotto c’è molto più di una buona performance.

Erika Muscarella

THE DISTILLERS - Coral fang

Nuovo e interessante lavoro dei The Distillers intitolato "Coral fang", disponibile con due copertine differenti dato che la prima è stata censurata. A introdurci all'ascolto troviamo il primo singolo estratto ovvero "Drain the blood" seguito dalle altrettanto energiche "Dismantle me" e "Die on a rope". "The gallow is God" e "Coral fang" sono caratterrizate da buone ritmiche, calmate dalla successiva "The hunger" che riesce a mostrare un lato leggermente più melodico di Brody. "Hall of mirrors", "Beat your heart out" e "Love is paranoid" tornano a martellare il cervello con motivetti orecchiabili, mentre "For tonight you're only here to know" e "Death sex", brani decisamente brillanti, chiudono il disco. "Coral Fang" è un disco harcore che risalta la voce roca e soffocata di Brody unendola a melodie. Da ascoltare.

Tracklist
01 - Drain the blood
02 - Dismantle me
03 - Die on a rope
04 - The gallow is god
05 - Coral fang
06 - The hunger
07 - Hall of mirrors
08 - Beat your heart out
09 - Love is paranoid
10 - For tonight you're only here to know
11 - Death sex

Sito web ufficiale
www.thedistillers.com

Roberta Orlando

THE RASMUS - Dead Letters

Artista: The Rasmus
Album: Dead Letters
Etichetta: Edel Playground Music Scandinavia

La Finlandia continua a stupirci sempre più tirando fuori nuove band nel panorama rock europeo. Quella in auge in questo periodo è quella dei "The Rasmus", in Italia e in tutta Europa accolti come una rivelazione della nuova musica europea, ma in realtà la band finnica è già al sesto album (esattamente 5 in studio ed una raccolta con inediti), attiv
i dal 1997 (anno in cui è uscito "Peep"). Si sono presentati per la prima volta ai nostri occhi con un video dark molto di effetto, una canzone molto cupa ed oscura ("In The Shadows"… e il titolo dice tutto!!), uno stile molto "alternativo" a livello di immagine, che ricorda gli HIM. Il cantante Lauri, con il suo sguardo magnetico e da bel tenebroso, ricorda molto i suoi colleghi Valo e Jyrky. Il singolo di promozione dell'album è indiscutibilmente affascinante, infatti "In The Shadows" ha tutte le carte in regola per diventare una HIT (e lo abbiamo già visto).
Ma tutto questo cela qualche difetto. Ebbene sì, perché l'album in sé non è niente di fenomenale, solo alcune canzoni riescono a distinguersi tra le tracce soft-rock, tendenti a malapena ad uno stile Bon Jovi mieloso e sofferente d'amore.
La perla dell'album rimane "In The Shadows", e le canzoni che meritano degna nota sono "First Day Of My Life", carina per il suo ritmo, "Still Standing" che all'inizio ricorda molto la voce di Ville Valo, e "Funeral Song", bellissima canzone, lenta e con liriche molto profonde, mentre le canzoni "In My Life" e "Time To Burn" presentano un ritmo rock serio.
L'edizione limitata finlandese ha due bonus track che per fortuna sono state risparmiate alle buone orecchie di noi Italiani: "Everything You Say" e "In The Shadows (Meadows remix)" (raramente ho ascoltato un remix simile… è pessimo!!!).
Nel complesso il prodotto si presenta bene a livello estetico e di immagine della band, rimane il problema del primo ascolto, che delude le aspettative dell'ascoltatore, soprattutto se si pensa che i "The Rasmus" sono finlandesi come gli HIM, 69 Eyes, Sentenced, Charon e Jerémie… d'altronde si sa… non tutte le ciambelle riescono col buco.

TRACKLIST:01. First Day Of My Life
02. In The Shadows
03. Still Standing
04. In My Life
05. Time To Burn
06. Guilty
07. Not Like The Other Girls
08. The One I Love
09. Back In The Picture
10. Funeral Song
Edizione limitata (venduta solo in Finlandia)
11. Everything You Say
12. In The Shadows (Meadows remix)
SITO UFFICIALE:
www.therasmus.com
FANCLUB UFFICIALE ITALIANO:www.rasmus.altervista.org





Paolo Landa

THE STORYTELLER - Underworld

Formazione svedese al loro primo album (?) che entra nelle chart svedese e italiana prima ancora della pubblicazione ufficiale.Quello proposto è un heavy/rock con diverse influenze; niente etichette quindi, l'ascolto diretto è la migliore definizione. L'opening "Changeling" ci porta subito dietro le quinte di questo "Underworld" con un metal melodico, giocato in ottavi anche se all'entrata in scena del vocals un non so che di familiare e decisamente rock ci mette in attesa. Intro accattivante per " Eyes of the Dead" che parte in quarta, anzi in sedicesimi, proponendo un thrash di ottantiana memoria. Il nostro frontman alterna potenza sonora a un vocals più profondo ma sempre con quel particolare energetico calore che lo contraddistingue. Cambio di registro, freno a mano per la doppia cassa con "The Fidder" e ci addentraimo in una foresta nordica, forse vestiti da ninfe e folletti ballando sui riff sporchi di chitarra elettrica e su suadenti intermezzi di flauto.Bellissimo accompagnamento acustico in "Your Time has Come" e parliamo questa volta di "Mother Gaia". Una ballad malinconica come tributo a questo mondo che calpestiamo ogni giorno. Una lirica appassionata e coinvolta che emana conforto e crea compartecipaizione pur nella sua lucida visione disincantata che sembriamo scorgere dietro alle parole di Mister Persson: non ci sono fatine ad illuminare il sentiero. Eccoci all'omonima track dell'album, "Underworld", un metal/rock che mette in risalto le qualità canore del nostro singer tra virtuosismi e acuti.La mia preferenza cade su "Magic Elements", cadenzata ritmicamente e asimmetrica al suo interno grazie all'alternarsi di intermezzi di chitarra e accompagnamenti con cambio di ritmica. Decima traccia, per la precisazione una cover, ed ecco che comprendiamo quel non so che di familiare: sentire il nostro singer cantare "Aces of Spades" è come provare un deja vù: i due timbri sono identici! Mi chiedo perchè proporre una cover molto simile all'riginale... Unico punto interrogativo di quest'album che nella totalità ha molti punti a suo vantaggio. E a nostro.

Veronica E.