sabato 6 novembre 2010

Los Bastardos

Ciao ragazzi!Mi viene spontaneo chiedervi come è nata l'idea del nome...
Lothar(voce): Arriva dalla barca del Primus praticamente,al nuovo bassista piaceva e così abbiamo il nome di una barca.
Renè(chitarra): Los Batardos vuol dire "I bastardi", quindi i bastardi senza padre. Sotto un certo aspetto ci sentiamo senza un padre musicale, abbiamo varie esperienze musicali, non abbiamo una matrice comune e quindi ci sentiamo un po' bastardi perchè non c'è un filo conduttore fra di noi, musicalmente parlando. Per questo il nome del gruppo non è italiano o inglese.
Parlatemi della nascita del disco...
R.: Noi arriviamo da un disco precedente prodotto in Germania, in un gran studio degli anni passati, dove ci eravamo trovati bene sotto un certo aspetto, ma ci mancava la nostra crudezza,se si può dire così. Allora abbiamo deciso di farcelo in casa, nella nostra sala prove, poggiandoci con dei tecnici di Torino che lavorano con noi ed è nato in maniera spontanea, in studio, buttando giù delle idee, molti pezzi si sono poi conclusi in post produzione, dopo che l'album era stato registrato. Un po' come la copertina dove vedrai un domino, il primo non è finito, sta a noi decidere se far cadere il domino del 2000 e far cadere tutti gli altri. Di conseguenza il disco non è finito perchè si completerà qui dal vivo. E' stata una scelta voluta.

Quali sono i gruppi a cui vi siete maggiormente ispirati?
L.: Faith No More con Mike Patton su tutti.

Si nota...
L.: No...
R.: Lui è un paranoico, per cui se dici che assomiglia a qualcuno ci rimane male.

Scusami, dicevo che sei completamente te stesso!
L.: Sì Mike Patton, poi gruppi hardcore in prevalenza.

Invece voi altri?
R.: Penso che noi siamo fondamentalmente un po' infognati negli anni '90, dallo sviluppo del grunge alla nascita del crossover, dai Faith No More agli Alice In Chains e Soundgarden, una matrice di rock alternativo. Poi siamo arrivati a Frank Zappa, regalandoci un sacco di stimoli per quello che volevamo fare noi, abbimo trovato un'attinenza nel miscelare le cose, dandole il senso ben chiaro. Lasciamo andare la musica nel modo più diretto possibile sperando che la gente riesca a percepirla come tale.

Cosa ne pensate della scena crossover italiana?
R.: Sono in contatto con vari gruppi,c'è una bella situazione, c'è fervore, però ciò che mi lascia perplesso è che alla fine sono un po' standardizzati. L'influenza americana li porta al cantare in inglese e alla monotonia. Trovo una bella scena, ma bisogna valorizzare di più il linguaggio madre anche per credere in quello che dici. Se si dicono le cose in italiano le parole hanno un peso maggiore e di conseguenza la musica riuscirebbe a rapportarsi in maniera diversa.
Gianluca(batteria): C'è da dire che con l'italiano ci siamo resi conto che i testi e le canzoni sono molto più convicenti. Invece con l'inglese, anche se lo sai bene, si trova sempre un po' di distacco secondo noi. L'italiano è la nostra lingua madre ed è chiaro che quando ti incavoli dici una parolaccia in italiano, non ti viene da dire"shit".

Spiegatemi i significati un po' nascosti di canzoni come "2012"
L.: Non te li spiegherò mai! Ci sono due profezie se non sbaglio, quella egiziana prevede la fine del mondo entro il 2012, poi c'è il calendario azteco che chiude il ciclo nel 2025. Secondo me parla dell'avvenuta di qualche cosa, sono convinto che prima o poi ci sarà una fine, a un certo punto il caos crea la fine.

Sì anch'io ci credo. Invece per "Diavoli e bestie"?
L.: Qualcuno lo associa alla vicenda di Cogne, ognuno lo collega a ciò che vuole. Io i miei pezzi li capisco benissimo e a volte mi chiedono cosa voglio dire. Ci sono molti credenti nel male e sette, visto che ho avuto un'esperienza in passato, non ve la racconto, ho sentito l'odore di queste cose e il messaggio della canzone è di non scherzarci perchè poi sono cavoli tuoi e ne paghi le conseguenze.

Quali messaggi volete trasmettere a chi vi ascolta?
L.: Questo me lo devi dire tu, non lo sappiamo. Quando suoni non pensi agli altri, hai un'idea in testa e poi speri.
R.: Non ci mettiamo nella condizione del profeta che vuole spiegare le cose agli altri, siamo degli esaminatori della realtà. Ributtiamo le esperienze secondo i nostri occhi, poi se ti arriva così bene.
L.: Noi parliamo, poi sta alla gente associare un messaggio.

Invece per quanto riguarda i proggetti futuri?
L.: C'è un album tutto in francese spinto dal chitarrista.
R.: Sì mi piacerebbe moltissimo fare un album in francese,perchè lui è anche di questa madrelingua e quindi sarebbe stupendo. Nei vecchi dischi c'era già qualcosa in francese.
L.: Sì, anche in arabo. Un testo che mi ha spiegato un mio amico marocchino e parla di un'immigrazione vissuta male, sia nel paese da cui emigrano sia nel suo paese perchè non hanno accettato la sua migrazione.

Puntate anche all'estero oppure vi concentrate di più sull'Italia?
L.: Ci manca il contatto con la gente per suonare, ma adesso abbiamo qualche concerto e siamo molto felici, mentre l'estero è più improbabile.

Vi ringrazio,lasciate un messaggio per i lettori di News On Stage
R.: Il nostro sito è www.losbastardos.it e se volete passare potete lasciare dei commenti sul guestbook, anche messaggi, siamo aperti a qualsiasi esperienza.
L.: Anche insulti.
Erik(chitarre): Un saluto i lettori di News on Stage!









Roberta Orlando