mercoledì 3 novembre 2010

Intervista a Livia di Pasquale - Editor

Il modo più veloce per sentirsi come dev’essersi sentito Cristoforo Colombo prima di sentir gridare “Terra!”, restando comodamente seduti alla propria scrivania, è certamente quello di vagare per la rete alla ricerca di qualcosa di nuovo. Capirete che, per una che ha dato vita a un sito dedicato agli artisti sconosciuti, buttarsi nella mischia è fondamentale e fa bene alle cellule cerebrali, specie quando in tv ci sono taluni festival che è meglio non nominare per non risvegliare i numi avversi. Così, tra un blog e un myspace, un facebook e un database, sono capitata su un sito che prometteva di possedere quel qualcosa in più rispetto alle solite formule di pubblicazione sulla rete. E non sbagliavo.
LiBlog (http://liblog.blogdo.net) è quanto si dice un sito professionale sull’editoria e sugli autori italiani, ma con la forma e l’interattività del diario online. Come dire, non si vive di solo social network, e meno male.
Non mi sono fatta sfuggire l’occasione, dunque, di scavare ancora più a fondo, cosa che mi ha condotta a questa intervista all’editor Livia di Pasquale, la persona che gestisce LiBlog nei contenuti;  Livia è ciò che possiamo definire una giovane piccola imprenditrice con una profonda conoscenza del mondo dell’editoria, della narrativa contemporanea e delle proprie capacità.  E con una saggezza d’altri tempi.


Livia, come nasce LiBlog?

Liblog nasce un po' per caso da una grande passione. Ho sempre letto molto e mi sono ritrovata a scrivere le mie impressioni su aNobii (aNobii, per chi non lo sapesse, è un sito che permette di catalogare libri attraverso l’inserimento del codice ISBN riportato sul retro di copertina e, successivamente, di scrivere le proprie impressioni:  è certamente la fonte più ricca di commentatori in erba, n.d.r.). Leggendo con regolarità ne ho accumulate un bel po', finché non sono stata notata da uno "scout", uno di quelli che scandagliano il web a caccia di potenziali blogger; da lì, dopo un brevissimo "corso for dummies" di blogging nasce Liblog, ormai quasi un anno fa. All'inizio aveva circa 25 post al mese, adesso ne ha circa 60 e prevediamo di salire fino a 90.

LiBlog è una creatura a metà tra un webmagazine che tratta di editoria e un blog, dove si possono lasciare i commenti, giusto?

Sì;  è un blog di nanopublishing, che non è un microbo raro come pensavo al principio ma semplicemente un blog organizzato come una redazione giornalistica, con una struttura forte, un caporedattore e dei collaboratori; inoltre ha i vantaggi del web, ovvero l'interattività, la possibilità di riferimenti intertestuali ed intratestuali, che lo rendono più completo.

Tu sei un editor (assolutamente da non confondere con un editore): in cosa consiste il tuo lavoro?

Nella vita, come editor mi occupo materialmente della selezione scritti per Tanit (la casa editrice di Livia, www.tanit.cc  n.d.r.)  e di lavorare a contatto con gli autori al perfezionamento del testo. Dai refusi fino alle incoerenze, l’editing si occupa di trovare inesattezze o difficoltà espressive e farle limare all’autore fino a rendere il testo pronto per la stampa…

Non è un lavoro facile: bisogna mettere d’accordo il pensiero dell’autore e il proprio senza cambiare l’anima del testo…

Esistono più scuole di editing, io appartengo a quella non invasiva: non riscrivo mai i passaggi ma li faccio rivedere all’autore. Del resto non è il mio scritto, quindi non posso modificarlo io. Posso solo indicare all’autore i problemi, non le soluzioni; per quel che riguarda l’editing online il mio compito è estremamente più semplice: i collaboratori di Liblog sono del tutto autonomi, io do una rilettura al testo, inserisco i link e le copertine, programmo il giorno di uscita post perché non si accavallino.

I collaboratori sono tutti non professionisti o lavorano nel campo?

In gran parte sono non professionisti: lo scout che ha trovato me mi ha insegnato come scovare gli altri…

E come si fa? Non basterebbe l’intuito?

Si monitora con costanza ogni luogo letterario, si leggono i commenti, si legge per un po' di tempo, e infine si inizia un periodo di prova. Sfranz l'ho trovato tramite Anobii, Elfo su un forum di scrittura, Bosina era un lettore assiduo di Liblog con un suo blog personale.

Parliamo di case editrici: mi ha colpito la severità con la quale condannate quelle a pagamento, ci sono moltissimi scrittori che pensano sia la via più breve per giungere a una sicura pubblicazione …

Le case editrici a pagamento fanno parte della cosiddetta Vanity press, che lucra sulle aspirazioni delle persone. So che verrò sbranata per questo, ma sono convinta che almeno l'80% di ciò che viene stampato in Italia sia pessimo. E gran parte di questo 80% appartiene agli editori a pagamento.

Come si può capire se una casa editrice pubblica a pagamento?

I libri li riconosci subito. Assenza di editing, refusi grossolani, impaginazione scadente…

Purtroppo sono problemi ricorrenti persino in alcuni prodotti di case editrici non a pagamento… al giorno d’oggi sembra che tutti possano pubblicare!

No, il problema non è che tutti pubblicano: è che tutti sono convinti di meritarlo. Comunque i piccoli e onesti che fanno selezione si trovano sommersi di proteste, ma ci sono, considera Aìsara: prendere in mano un loro libro è un piacere, tattile, visivo, ma anche nella lettura; idem Orecchio Acerbo.

Anche la tua casa editrice, la Tanit, si fonda su un principio di selettività , serietà e onestà nei confronti di autori e di testi. Ma ho notato che c'è una cosa in più: la licenza creative commons.

Io e la mia socia (Emilia Fede, n.d.r) non volevamo creare un clone delle altre realtà editoriali italiane, ma rendere i nostri princìpi concreti. Per questo Tanit risponde a dei canoni inusuali. La nostra collana principale (ed unica attualmente) prevede una decina di pubblicazioni annuali, tutte di autori italiani esordienti per dare una possibilità ai tanti talenti nascosti, e il creative commons risponde alla nostra idea di fondo che la cultura sia un bene di tutti, libero e fruibile. Siamo convinte che chi ama un libro lo voglia anche avere in forma cartacea, per cui non pensiamo che distribuire in CC sia un problema per noi. I nostri autori hanno accettato subito il CC, il che me li ha fatti stimare ancora di più.

In cosa consiste nel dettaglio una licenza Creative Commons?

La nostra licenza è “CC by-nc-sa”. Significa nel dettaglio che il diritto d'autore è moralmente riconosciuto e retribuito, ma che chiunque può effettuare una copia esatta o una rivisitazione, purché sia fatto a scopo non commerciale, citando la fonte e rilasciando l'opera sotto la stessa licenza. Facciamo un esempio concreto: una persona ama tanto il libro X da volerne creare una rappresentazione teatrale. Se è gratuita allora non deve nulla alla casa editrice; se fa pagare un biglietto deve richiedere il permesso per uso commerciale. E in ogni caso il suo adattamento teatrale deve essere a sua volta in Creative commons. Questo è quello che io ed Emilia chiamiamo "circolo virtuoso": la cultura non si ferma su uno scaffale polveroso, ma, di passaggio in passaggio, si amplifica.

Appoggio pienamente il concetto: News On Stage  in qualche modo condivide lo stesso scopo. Se dovessi dare dei consigli essenziali ai giovani autori emergenti, cosa diresti loro?

Leggere sempre e tutto, senza presunzione. Anche una lettura commerciale aiuta a scoprire aspetti della scrittura. È l'unico vero consiglio che mi sento di dare. Oltre alla preghiera di imparare che il comando da tastiera per la “e” maiuscola accentata è “alt 212”: vi prego, odio le “ E' “!

Grazie Livia, alla prossima e in bocca al lupo con LiBlog e Tanit!

Erika Muscarella