mercoledì 3 novembre 2010

BUTTER FX: L'Arte di NON ESSERCI

Spesso i flussi artistici scorrono sotto la superficie, quando gli attimi si ghiacciano nel freddo della notte, oppure mentre tutto il resto della città è avvolto dal rumore bianco quotidiano.
Genova purtroppo non vive della fatica degli artisti, ma gli artisti vivono di Genova: la respirano, la rielaborano guardandola attraverso lenti speciali e ce la restituiscono diversa, a volte migliore, a volte tanto precisa da sembrare fotografata.
Fabio "Jei" Giordano è da qualche anno organizzatore di serate ed eventi. Sua è la storica direzione artistica del Madeleine dal 2004 al 2007, che sarà sempre ricordata come la più stramba, esilarante e ricca degli ultimi anni. Emanuela "Mae" Agrini e Roberto "Keller" Veirana sono dj, organizzatori (è loro creatura, infatti, il progetto Aesthetic Nights che portano avanti insieme a Giordano) e "agitatori culturali". Scrivono, affondano le proprie radici nell'humus del surrealismo e del decadentismo, e spesso si esibiscono alla Stanza della Poesia di Claudio Pozzani; eclettici e profondamente convinti che per risvegliare Genova serva determinazione e forza di volontà, sono sempre in prima linea per diffondere cultura e intrattenimento.
Nel 2008 i tre  incontrano Alessandro Olmi, in arte "Helmut", pittore di talento e video-sperimentatore che cattura la realtà con la sua videocamera per poi trasformarla in un'esperienza estetica. Non è cosa facile: solamente l'occhio di un artista può e sa arrivare dove è nascosta l'arte. Nasce così il progetto "Butterfly", esperimenti visivi di breve durata, proprio come lo è la vita di una farfalla. Al progetto di Helmut prendono parte anche Giordano, Agrini, Veirana e Micaela Celani, video maker: da questo momento il volo della "farfalla" plana anche su altri ambiti, coinvolgendo musica, teatro, intrattenimento e cultura, e si apre a collaborazioni esterne di qualunque genere e natura.
Al momento  "Butterfly" ha all'attivo undici video, tutti consultabili su Youtube e Myspace.
Genova è ancora lontana dall'assomigliare a una città come Londra, artistica e fervente... ma certamente c'è chi lavora sodo per renderla tale: non potevamo, dunque, non recarci di persona  a sbirciare la performance di presentazione del gruppo di artisti tenutasi presso la Stanza della Poesia di Claudio Pozzani lo scorso 30 Aprile. Stefano Agnini ha intervistato per noi le menti e il cuore di ButterFX.
 
Buongiorno ragazzi: ci raccontate come nasce l’idea di questo progetto?
Keller: Butter-FX nasce dalla volontà iniziale di Fabio Giordano e di Alessandro “Helmut” Olmi più o meno a Ottobre 2008 con l’idea iniziale di produzione di video e contestuale creazione artistica intesa come installazioni e opere. Nel breve volgere di un battito d’ali siamo entrati anche io e Mae e lentamente dal discorso video ci si è piano piano spostati in blocco su un discorso artistico a 360° nel senso reale del termine, poiché la nostra prima base operativa, essendo costretta in uno spazio che implicava già la permanenza di più forme artistiche, è esplosa e ne ha creata un altro che è un vero e proprio laboratorio, il Lab.Irinto entro il quale è diventata una fucina delle quattro individualità. Per quanto riguarda invece la specifica artistica di ogni singolo componente del Butter bisogna domandare agli altri, in quanto io non mi attuo in produzioni, sono l’unico non-artista …
Ti interessa di più la forma letteraria?
K: Sì, mi interessa di più la parte teorica, concettuale… poi in realtà il Butter è fatto di quattro mondi,  tangenti in alcuni punti e così distanti in altri che riusciamo a coprire più di un universo… diciamo dei poliversi direttamente! Abbiamo appena iniziato,” non” essendoci… aspettate di vederci quando “non “ ci saremo completamente!
Non vediamo l’ora! Passiamo ad Helmut: nelle vostre opere ci sono riferimenti all’arte povera, ho notato…
Helmut: Sì, è vero, almeno, per come la vedo io, vengono ripescati elementi dell’arte povera, rimodellati sull’arte pop.
Genova tra l’altro è stata la città in cui l’arte povera è esplosa… basti pensare a Pistoletto, o a un Prini, per esempio…
H: Sì, esattamente, dici bene… aldilà di Pistoletto l’intento del progetto è cercare di mescolare i nostri stili, prendere oggetti retrò e riproporli con colori pop, patinati, accesi.
C’è una carica eversiva molto forte… di per sé la performance è già eversione , è una forma di liberazione…
H: Sì quella che hai visto è un’anticipazione di un happening più completo che si chiamerà “Instant Karma” e verrà presentata alla Galleria d’arte contemporanea Guidi&Schoen (tenutasi il 15 maggio scorso, n.d.r.); per esempio la polvere che cade sulla tela dovrebbe rappresentare questo: l’istante del Karma che si appoggia sulla “materia”, che forse è una parola non tanto attinente a noi…
Ci guardiamo intorno: c’è una presenza di rilevo, , l’artista genovese conosciuto come Bob Desnos , all’anagrafe Mauro Marcenaro. Le pareti della Madeleine Cafè erano una sua creazione, di cui molti hanno goduto senza saperlo. Noi di News On Stage, che al Madeleine abbiamo letteralmente vissuto per tre anni, ne approfittiamo e con questa intervista lo ringraziamo di cuore per avere contribuito a crearne l’atmosfera!

A proposito della "Madeleine", accostiamo Fabio “Jei” Giordano, che ne è stato gestore e direttore artistico. Ciao Jei, qual è il tuo ruolo nel ButterFX?
Jei: È nato tutto al Castello di Burro (il “Castellaccio” a Genova, n.d.r.) che è stata la nostra precedente sede;  io nasco come ballerino di danza classica ma negli ultimi dieci anni ho fatto praticamente solo musica… e in quest’ultimo periodo la pittura si è avvicinata a me, non il contrario. Artisticamente mi sento molto legato a Warhol. Per me l’arte è un viaggio personale, il fatto di creare mondi attraverso di essa è una cura per “non esserci “ e distaccarci dallo Stato, dalla Chiesa, dalla quotidianità; noi costruiamo mondi e sogni proprio per questo:  sono le uniche cose che nessuno può intaccare.
Ecco cosa intendeva Keller, con “non esistere”. Il landscape sonoro è opera tua?
J: Sì, beh ho fatto tutti questi tappeti di chitarre, molto aperte, da un suono che sgocciola, ho cercato di creare un’atmosfera.
Emanuela “Mae” Agrini, creatrice di “Cartessenza”, come interagisci con gli altri poli del progetto?
Mae: Io in realtà sono entrata in un secondo tempo, poi piano piano ci siamo conosciuti meglio e siamo entrati  a questo primo evento in perfetta sintonia. Io fondamentalmente mi occupo di opere in cartapesta (Cartessenza per l’appunto, ma non solo n.d.r.) che sono state utilizzate anche per introdurre questo evento…
E hai anche eseguito le riprese: uno stato metafisico di “filmantesi” che voleva raggiungere Keller, no?
M: Sì,  e abbiamo ripreso anche il pubblico che è componente fondamentale della performance!