sabato 6 novembre 2010

Justinedusk

Intervista ai JUSTINEDUSK del 29/11/2003 @FNAC Genova


Eccomi con i Justinedusk, band toscana di recente formazione.

Il loro genere è Crossover e lo fanno veramente bene… si sono esibiti questo pomeriggio alla Fnac di Genova e ci hanno concesso un’intervista.
L’abbiamo fatta a tre voci, io (Paolo Landa), Erika Muscarella (Responsabile del sito) e Francesco Filippone (nostro Talent scout della Liguria).


Ragazzi, perché proprio il nome “JUSTINEDUSK”?
Perché si può scomporre in “Just in dusk” e “dusk” è quel momento appena prima del crepuscolo, un momento molto importante, che fa riflettere, meditare, un momento ispiratore e romantico.
… e la “Justine” in “JUSTINEDUSK”?
Diciamo pure che è la nostra Musa ispiratrice.
Ora, siete reduci dal Vostro primo disco e da una serie di successi che Vi confermano come una band che iace al pubblico metal italiano, come definireste il percorso svolto durante questi ultimi due anni passati nell’underground?
Beh… ci siamo divertiti molto, abbiamo suonato molto come gruppo e abbiamo presentato il demo ovunque, investendo molti soldi in quello in cui crediamo: la musica. Ci siamo autoprodotti, abbiamo investito i nostri risparmi, a livello economico è stato difficile, fino a quando ci ha chiamati la casa discografica che ci ha fatto una proposta interessante.
Come sono nati i Justinedusk?
Sono nati da un piccolo nucleo, composto da Giacomo (cantante) ed Andrea (bassisista), poi dopo vari cambi si sono aggiunti Jerry (chitarrista) e Antonio (batterista).Siamo nati da una passione comune per la musica metal...
... ma quali band privilegiate, da chi vi sentite influenzati?
Principalmente da Deftones e Tool, anche se ascoltiamo di tutto… non ci identifichiamo in un unico genere, privilegiamo le band che escono fuori dagli schemi, unico elemento che permette di spiccare tra le masse di band e che distingue per originalità.
Avete in progetto future collaborazioni (soprattutto con band crossover e nu-metal)?
Ci piacerebbe molto fare delle collaborazioni ma per ora è ancora presto, abbiamo finito l’album e dobbiamo ancora renderci conto di quello che ci sta capitando.
Alcuni critici dicono che il Nu-metal (e per esso intendo quella corrente musicale che non rientra nel classic metal) sta morendo. Siete d’accordo con questa affermazione?
Dipende da dove lo guardi… se visto come fenomeno commerciale sì, ci sono molte band che non stanno proponendo niente di nuovo… Direi che si sta scheggiando, ci sono molti gruppi che hanno fatto dischi destinati ad esaurirsi, a rimanere nel dimenticatoio proprio perché mancano di originalità, non si rinnovano. Le persone acquistano i dischi quando una band si evolve, migliora. Presentando la stessa cosa trita e ritrita non si va avanti. Questi sono i tipici prodotti che vengono dati in pasto ai giovani che seguono MTV, brani che girano per alcuni mesi per poi essere completamente dimenticati. Per quanto riguarda noi italiani non ha senso fare un genere che negli USA sta già morendo, nel nostro paese arriva tutto in ritardo, soprattutto nel campo della musica, oltretutto noi musicisti dobbiamo sbatterci il doppio perché non è presente nel paese una mentalità rivolta a favorire la musica.
Come componete i brani di solito, da chi parte l’idea?
Il processo di formazione dei brani non segue schemi precisi, di frequente però iniziamo a lavorare su linee melodiche che partono da spunti di chitarra o di basso, sulle quali poi si verrà a creare uno scheletro ritmico. Da questa cellula iniziale si svilupperà il pezzo tramite momenti di improvvisazione dettati da stimoli istintivi intervallati da una ricerca armonica più razionale.
Qual è stata la vostra migliore esibizione dal vivo?
La migliore fu con i Linea 77 all’auditorium FLOG di Firenze, in quell’esibizione ci giocavamo il nome e la nostra reputazione, visto che gli headliners giocavano in casa, esattamente nella regione di appartenenza… Il pubblico aveva recepito la nostra musica e il locale era pieno. Fu un concerto meraviglioso.
... e la peggiore?
La peggiore fu al TRANSISTOR di Torino, l’esibizione fu pessima perché ci furono molte interruzioni dovuti ad una circostanza di eventi sfortunati quali le bacchette, il pedale e l’asta del piatto rotte del batterista, problemi all’audio, corde rotte delle chitarre. Una buona parte del pubblico non poteva capire per quali motivi ogni tanto dovevamo interrompere.
Cosa ne pensate degli showcase che organizza la FNAC?
Sono iniziative molto belle, peccato che il palco sia piccolo. È un idea molto simpatica perché permette di farti conoscere a tanti tipi di pubblico, dalle ragazzine che non ti hanno mai sentito e vogliono il tuo autografo, all’anziano che passa per caso. C’è un altro difetto di queste esibizioni: le sedie. Secondo noi non dovevano mettere le sedie ma dovevano lasciare uno spazio libero che permetterebbe di creare un effetto da concerto.
Quale consiglio dareste ad una band che è agli inizi e vuole arrivare ai vostri livelli?
Mettete i soldi da parte, risparmiate, rinunciate alle cose alle quali potete rinunciare. Sbattersi nonostante le difficoltà, avere tenacia e forza di continuare sempre. Durante gli inizi si incontrano molte persone che ti ostacolano facendoti passare la voglia di fare musica. Andate sempre avanti senza timore di quello che fate. Ed infine un consiglio particolare: curare l’immagine, soprattutto sul progetto che state portando avanti.

Ragazzi, Vi ringrazio per l’intervista che ci avete concesso. Vi facciamo un enorme “IN BOCCA AL LUPO” per la promozione del disco.


 


articolo e foto: Paolo Landa