giovedì 4 novembre 2010

BLOODY MARY - RED/ROSEMADDER

Ed ecco finalmente la tanto promessa e promossa recensione dei due attuali piccoli grandi capolavori dei Bloody Mary.
Un universo di colori che sfumano in nero: questa la prima sensazione che l’ascolto di Red lascia sulla pelle; la voce di Aldebran è come sempre profonda e vellutata, ma non scevra di una forte carica sexy che pochi dei nostri cantanti nostrani possono vantare.
Tecnicamente forse più grezzo del secondo lavoro, ‘Red’ contiene però due veri e propri cammei, “The Second Chance”, dal ritmo pieno, pacatamente concitato e la bellissima cover di “Face To Face” dei Twins, che tanto fu osannata nei favolosi anni ’80 e che viene dai Nostri ripresentata con una forte dose di innovazione e originalità, che pone i BM al di sopra delle solite band che ci propinano quotidianamente solo “esecuzioni” rinominandole poi coraggiosamente cover.

 

Molto più curato dal punto di vista tecnico, dal suono più pulito e dagli arrangiamenti intensificati è il secondo album Rosemadder.
Il titolo ancora una volta è una sfumatura di rosso, che evoca e aderisce perfettamente alle atmosfere dei brani in esso contenuti.
Con questo lavoro i Bloody Mary confermano il nostro intuito sul loro talento: di gothic rock si tratta, certamente non senza autorevoli influenze da parte di gruppi quali Type O Negative o The 69 Eyes, ma il tutto condito alla Bloody Mary: un tocco personale che va aldilà di qualsiasi imitazione e delinea il profilo melodico di questo gruppo.
Tra i brani più interessanti non si può non citare la splendida “Icy Blue”, un perfetto equilibrio tra melodia e testo: le parole sembrano nate insieme alla musica e la voce di Aldebran ne è il perfetto collante.
Sempre molto ritmato ma decisamente più graffiante è il brano “It’s Too Late” (da non perdere il video, che vanta un plot degno di Dario Argento...), cui segue però la dolcissima ballata “Learning To Fly” che spezza i toni hard rock dell’album e addolcisce l’atmosfera.
A chiudere il cd “Before The Rain”, un ritorno a sonorità più forti, quasi a voler porre una firma su questo lavoro degno di nota, che dimostra la capacità della band di sapersi adattare a qualunque tipo di sound, dal più spontaneo goth’n’roll a melodie più dolci e introspettive.
Nel complesso non possiamo che dare un 8 pieno a questi giovani, e augurare loro di proseguire la meritata carriera che hanno intrapreso: li vedremo presto in ogni parte d’ Italia: la Bloody Colonization ha già avuto inizio...
     
Erika Muscarella